Mario Draghi preme sull’acceleratore e dà un segnale forte ai mercati: le mosse preventivate per dare una scossa all’economia europea sono partite.
Erano pochi gli analisti che scommettevano sul ribasso dei tassi, ma hanno avuto ragione. Nella riunione del 4 settembre, il tasso BCE di riferimento è stato ulteriormente tagliato allo 0,05%, il minimo storico nella storia dell’Unione Europea.
Il precedente valore era 0,15% e già a molti pareva essere il minimo possibile: il tasso BCE è stato abbassato ma stavolta, per stessa ammissione di Mario Draghi, la discesa potrebbe veramente essere terminata.
Quali sono state le mosse della BCE?
Ricapitoliamo brevemente le decisioni prese dalla BCE nella riunione del 4 settembre 2014 (le decisioni sono state prese a maggioranza, non all’unanimità).
- Il Tasso di riferimento BCE passa dallo 0,15% allo 0,05%, minimo storico
- Il Tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginali dallo 0,40% allo 0,30%
- Il Tasso sui depositi che la Bce custodisce per conto delle banche commerciali passa da -0,10% a -0,20%
- Acquisto, da ottobre, di titoli Abs (Asset backed securites)
Al di là delle operazioni tecniche sui tassi, che chiaramente influiranno su tutti i tassi (obbligazionari e del credito concesso a privati/imprese), gli ultimi due punti sono molto importanti per capire cosa potrebbe accadere in futuro.
Inasprire ulteriormente il tasso sui depositi (che era già negativo), significa che le banche pagheranno uno 0,20% se terranno liquidità ferma in depositi. Ciò chiaramente dovrebbe spingere le banche a investire o prestare denaro, pur di non tenerlo immobilizzato a tassi negativi. Questo potrebbe avere un effetto simile (ma in scala ridotta) agli effetti che si avrebbero con iniezioni di liquidità sul mercato.
Ad ulteriore protezione delle banche, la BCE promette di acquistare titoli Abs, che altro non sono che cartolarizzazioni di prestiti concessi da banche ad imprese. In tal modo il rischio di insolvenza dei clienti sarebbe tutto a carico della BCE, che di fatto compra il credito che la banca vantava. In tal modo la banca rientra subito dei soldi prestati e non corre il rischio di non vedere rimborsato il proprio denaro.
Entrambe queste mosse dovrebbero consentire un maggior movimento di denaro, con la speranza che si rilancino consumi e investimenti, che poi portino come ulteriore effetto la crescita dell’inflazione.
Come muoversi sui mercati?
Avevamo già fornito le nostre indicazioni di massima in questo articolo, scritto dopo il precedente taglio dei tassi. Le indicazioni sono tuttora valide e, se vogliamo, ancora rafforzate visto l’annuncio dell’acquisto di debito da parte della BCE. Nel caso in cui il quantitative easing (iniezioni di liquidità per intenderci) parta anche su più larga scala, gli effetti sarebbero ancora più amplificati.
Ricapitoliamo insieme cosa, secondo noi, potrà verificarsi.
Il primo effetto, già evidente, è stato a livello di cambio monetario: l’Euro si svaluta rispetto al dollaro. Già al solo annuncio di Mario Draghi il cambio EUR/USD ha subito uno scossone ed è sceso sotto 1,30. A tendere, specialmente se partirà il quantitative easing, la svalutazione contro il dollaro sarà molto probabile, specialmente considerando il fatto che negli Stati Uniti siamo già nelle fasi finali delle iniezioni di liquidità (siamo in fase di tapering).
A livello di mercato azionario, sicuramente i listini europei giovano delle misure della BCE a sostegno delle banche e del rilancio dei consumi. C’è il rischio che si crei una bolla, ma, cavalcando il rialzo, questo è ancora un problema lontano (ragionando egoisticamente, dal punto di vista dell’investitore/speculatore). In condizioni simili, i mercati di USA è Giappone hanno veramente corso (e nel caso americano corrono ancora a livelli record).
Perde quasi definitivamente il suo appeal il mercato obbligazionario, in particolare dei titoli di stato dell’area Euro. I rendimenti sono agli sgoccioli, e anche il nostro BTP decennale registra uno spread ai minimi storici. Vi basti pensare che il rendimento del nostro titolo decennale è sullo stesso livello del bond decennale americano… se questo non significa essere sopravvalutati, poco ci manca. Per chi proprio vuole continuare a investire nell’obbligazionario, e crede che i consumi ripartiranno con le mosse della BCE, forse è il caso di valutare titoli inflation linked (ovvero indicizzati all’inflazione).