La costruzione del portafoglio di investimento è un momento sacro per piccoli e grandi risparmiatori. Ed è riduttivo parlare di momento, perchè spesso i dubbi e le perplessità sul da farsi accompagnano gli investitori per lungo tempo.
Ma fosse solo questo il problema!
Una volta decisa la cosiddetta asset allocation, una volta acquistati tutti i vari strumenti, non finisce mica lì! Si porrà presto il problema di come ribilanciare/modificare il portafoglio, specialmente se le scelte effettuate non si rivelano soddisfacenti.
Cosa cambiare e perchè
Cominciamo col definire quali sono le più frequenti operazioni di ribilanciamento.
Serve a rimodulare il grado di rischio complessivo del portafoglio.
Un portafoglio 80% azioni – 20% obbligazioni è probabilmente più rischioso (ma teoricamente rende di più) di uno 60% azioni – 40% obbligazioni.
In base al momento storico, alle tue informazioni e alla tua strategia, potrai valutare personalmente se è il momento di correre più rischio. In un caso del genere, andrai a spingere sull’acceleratore, aumentando la quota azionaria.
Mi stai dicendo che non sei un investitore così attivo e super-informato sui mercati? Non è un problema, ma attenzione, perchè il ribilanciamento serve anche a te.
Ti serve per mantenere intatte le proporzioni iniziali dei vari asset nel tuo portafoglio, indipendentemente dalle tue aspettative sui mercati.
Mi spiego meglio. Supponiamo che tu voglia replicare il portafoglio lazy di Harry Browne. Sai che gli asset che lo compongono hanno questo peso (per il dettaglio, ti consiglio di leggere il nostro articolo al link indicato prima)
- 25% liquidità / obbligazionario breve termine
- 25% obbligazionario lungo termine
- 25% azionario
- 25% oro
Quando acquisti tutto per la prima volta, starai attentissimo a mantenere le proporzioni corrette. Tuttavia col tempo, è chiaro che queste proporzioni andranno a modificarsi.
Per esempio, può accadere che l’azionario si apprezzi tantissimo e vada a pesare per il 35% del tuo portafoglio, a discapito magari dell’oro che scende al 15%. In questo caso, per preservare la tua strategia e la bontà del tuo portafoglio, devi ritornare alle proporzioni originarie.
E’ altamente consigliato, quindi, il ribilanciamento, indipendentemente dal fatto che, magari, tu pensi che l’azionario continuerà a correre e quindi sarebbe un peccato rinunciare a questo sovrappeso.
Cambiare gli strumenti
Può capitare di voler cambiare gli strumenti utilizzati, mantenendo costanti le percentuali di azioni, obbligazioni, materie prime.
Per quanto riguarda la quota obbligazionaria, puoi variare tipicamente:
- Il rating medio dei titoli posseduti. Andando su rating peggiori, si dovrebbe ottenere un guadagno extra, ma ti accolli un rischio default maggiore
- La duration media. Un modo per aumentare/diminuire il rendimento consiste nello scegliere obbligazioni più a lunga/corta scadenza. Obbligazioni più lunghe rendono di più, ma ti espongono più pesantemente a fluttuazioni delle quotazioni (a fronte di variazione rischio e tassi)
La quota azionaria, invece, può principalmente cambiare per:
- Diversa allocazione geografica. In base alle aspettative puoi puntare su nuove aree, secondo tue considerazioni politiche/economiche.
- Diversa esposizione settoriale, se ritieni di poter ottenere un extra-rendimento, puntando su specifici settori.
Ci sono molti altri scenari che possono spingerti ad una ri-allocazione del capitale (es: puntare su inflazione, sovrappesare alcune valute, etc). La cosa importante è che tu sia cosciente del rischio che eventualmente ti vai ulteriormente ad accollare.
Puoi anche mantenere la quota obbligazionaria al 60%, ma se, anzichè Bund Tedeschi, ti riempi di Titoli di Stato di paesi a rischio fallimento, capirai che non è lo stesso.
Frequenza dei ribilanciamenti
Salvo scossoni imprevedibili, è plausibile che bilanciare il portafoglio 2 volte l’anno sia più che sufficiente. Anche solo una volta l’anno.
Non farlo troppo spesso, per una questione, prima di tutto, di costi. Ogni volta che si compra/vende uno strumento finanziario occorre pagare in primis le commissioni bancarie e poi, in caso di fondi, non è escluso che si debbano sostenere spese di ingresso/uscita.
Rivedere troppo spesso la quota obbligazionaria significa aver sbagliato in partenza la scelta. La parte a reddito fisso del portafoglio è, per definizione, quella di cui si dovrebbe già sapere molto a priori, specialmente se sono titoli che vuoi portare a scadenza.
Scegli bene il livello di rischio che vuoi correre, il guadagno che ti aspetti, e mantieni la strategia. Solo un aumento sensibile del rischio default delle controparti dovrebbe farti cambiare idea prima del tempo.
Per quanto riguarda le azioni, lo sappiamo tutti, è fondamentale ragionare in ottica di lungo periodo. Non ha senso esporsi su un settore/area e poi cambiare idea dopo un mese, perchè i mercati scendono (e magari scendono per motivi che non riguardano i tuoi titoli). Sono pochi 6 mesi di attesa, per capire la bontà di un investimento azionario.
Al contrario, se invece è lo strumento scelto che non ti convince, allora forse è meglio cambiare. Ad esempio, se hai un fondo che investe in Italia e non sale nonostante il FTSE MIB guadagni punti, allora forse è bene cambiare fondo (o puntare su un ETF).
Diverso è il caso del trading. In questo caso, tipicamente, si sta puntando su un titolo singolo, più che altro in ottica speculativa e di breve termine. Ci sta, allora, che il tuo portafoglio, dedicato all’attività di trading, subisca frequenti rimpasti.
Sicuramente esistono strategie che possono aiutare nell’operatività, ma sono comunque sconsigliate ai meno esperti.
Anche se non fai trading spinto, in lunghe fasi laterali di mercato, potresti spendere ingenti somme in commissioni e generare guadagni nulli (o peggio ancora perderci).
Ottimo post che evidenzia l’importanza del ribilanciamento.Su fondi ed etf e’usuale farlo;potrebbe essere utile anche sui singoli titoli obbligazionari e azionari scelti dall’investitore di medio-lungo periodo(operando quindi sempre su pochi selezionati titoli)L’idea mi stuzzica….