Non so te, ma quando sento parlare di diversificazione, a me viene subito in mente un bel pranzo ricco di tante portate sfiziose.
Se mangio solo 3 etti di pasta al sugo, mi sazio ma sento che manca qualcosa.
In campo finanziario, diversificare un portafoglio di investimento significa NON investire tutte le proprie risorse (o gran parte di esse) in un’unico paese/settore/strumento/….
Significa differenziare le proprie scelte di investimento in modo da coprire diversi asset.
Ma cosa accade se diversifichiamo troppo e/o in maniera non efficiente?.
A quel punto non sarebbe più un bel pranzo, ma solo un minestrone eccessivamente variegato, con ogni tipo di verdura o legume esistente sulla faccia della terra. Ti piacerebbe ancora?
Diversificazione e decorrelazione
Ahimè, il problema è qui. Puoi investire il denaro in maniera geograficamente e settorialmente variegata, ma non è detto che questa sia la vera diversificazione.
Per diventare un ninja della diversificazione, devi investire in asset decorrelati.
Due asset decorrelati hanno performances indipendenti l’uno dall’altro. Accade di frequente che, quando uno perde, l’altro guadagna (si spera in valore maggiore rispetto alla perdita del primo).
Per arrivare alla perfetta diversificazione teorica, occorre trovare investimenti decorrelati. Solo in questo modo sei sicuro che i tuoi investimenti non perdono tutti contemporaneamente.
E’ rarissimo trovare giornate in cui i principali indici azionari abbiano performances contrastanti. Molto spesso sono tutti in positivo o tutti in negativo (anche se ovviamente in valore diverso).
Non esistono indici sempre decorrelati, diciamocelo chiaramente.
Lascia stare tutte le belle teorie e guarda personalmente cosa accade in borsa.
Se, giustamente, vuoi un conforto numerico/statistico, sappi che da una ricerca di Morningstar, si è giunti proprio a dimostrare la quasi totale correlazione di ogni asset. Addirittura negli ultimi anni sono stati correlati i rendimenti azionari e obbligazionari!
Abbandoniamo ogni speranza quindi? No, dai, qualcosa dobbiamo pur farla, anzi, è doveroso farla. Possiamo comunque prepararci un buon pranzo.
L’approccio core-satellite
Nella gestione del portafoglio, una strategia ormai universalmente riconosciuta come valida è il cosiddetto approccio core-satellite.
Probabilmente già sai di cosa parlo, ma, in ogni caso, lo riepilogo brevemente.
Una quota marginale del portafoglio si può dedicare alle proprie scommesse o preferenze in termini di asset allocation (la cosiddetta parte satellite).
La diversificazione offerta da questo approccio può essere considerata più che sufficiente. Nello specifico, infatti:
- La parte core risulta già diversificata per definizione. Cosa possiamo scegliere come ingredienti?
- Fondi o ETF che hanno come benchmark indici globali (MSCI World, DJ Eurostoxx 50, MSCI Emerging Markets, etc)
- Fondi bilanciati o multiasset
- La parte satellite garantisce una piccola ulteriore diversificazione/asset allocation, anche semplicemente per sovra-pesare un particolare componente. Su cosa puntare?
- Aree geografiche specifiche (es. Giappone, particolari Frontier Markets, etc)
- Settori specifici (es Healthcare. Robotica, Consumi perdonali, etc)
- Small Caps o azioni singole
Gli accorgimenti da tenere
La diversificazione è un’arma che gli investitori hanno per calmierare il rischio.
Suddividendo gli investimenti su più ambiti, è impossibile puntare tutto sul cavallo sbagliato.
Ma quali sono i comportamenti da attuare in ogni caso?
Non esagerare con gli investimenti di nicchia o più rischiosi
Se usi l’approccio core-satellite prima indicato, non devi sovra-allocare la parte satellite del portafoglio. Più è grande, maggiore è il tuo rischio.
Quale è la quota giusta?
Se proprio vuoi aggiungere un pizzico di pepe al tuo minestrone, non superare il 10%.
Se invece hai una scorta di minestrone tale da farti star tranquillo (ovvero, se puoi permetterti di rischiare e perdere una fetta di denaro più cospicua), allora puoi spingerti fino al 20%.
Questa scelta sta a te. Anche nelle migliori ricette c’è scritto di aggiungere sale e pepe quanto basta. Nulla ti vieta, ma devi esserne consapevole, che puoi anche arrivare al 30% di peperoncino.
Non diversificare troppo
Ricorda quanto ci siamo detti sul tema della decorrelazione. Sei proprio sicuro che i nuovi componenti che andresti ad aggiungere siano veramente diversi da quanto già hai?
A parte questo, sei cosciente che con troppi strumenti in portafoglio avresti più costi di compravendita?
Inoltre, specialmente se investi in fondi, hai una soglia di ingresso minima da rispettare. Supponiamo che sia di 5mila euro. Bastano 3-4 strumenti del genere per farti arrivare ad una quota complessiva forse esagerata rispetto alla parte core (e si ricade nel rischio del punto precedente)
Non duplicare un investimento
Di fatto, anche inconsapevolmente, potresti andare a replicare un investimento che già hai. In questo modo ne vai ad aumentare il peso in portafoglio e questo potrebbe non piacerti.
Ho voluto indicare esplicitamente questo rischio, perchè spesso viene ignorato. Lo spiego con un esempio.
Supponiamo che tu abbia, per la parte core del portafoglio, un solo ETF che replica l’indica globale MSCI World.
A seguito di tue ricerche, decidi di diversificare ulteriormente puntando sul settore dei consumi. Per questo motivo decidi di allocare il 10% del tuo portafoglio (parte satellite) su un fondo apposito.
Se guardiamo il factsheet dell’indice MSCI World, però, scopriamo che, dal punto di vista settoriale, il peso del mondo dei consumi (primari e discrezionali) è già del 21% (dati di Dicembre 2017).
Se carichi un ulteriore 10%, in pratica vai ad esporti sul settore per quasi un terzo del tuo portafoglio complessivo. Era quello che volevi, oppure adesso c’è troppo pepe nel minestrone?