Il 2015 ci aveva abituato bene, ma prima o poi la volatilità doveva tornare sui mercati: colpa di alcune notizie negative giunte quasi in contemporanea, che hanno spaventato gli investitori.
Ma le prospettive quali sono? C’è da avere paura?
Chiusura mensile negativa in aprile
Per la maggior parte delle borse europee, il mese di aprile ha registrato un rendimento negativo.
L’indice FTSE MIB, che aveva nel mese superato la quota di 24.000 punti, ha ritracciato chiudendo il mese a 23.045.
I cali sembrano ancora più marcati se guardiamo solo la seconda metà del mese, perchè solo 15 giorni fa i listini quasi volavano, con l’EuroStoxx 600 ai massimi dal 2000 e il DAX che segnava il nuovo record oltre i 12.000 punti
Anche i rendimenti dei bond sono saliti sensibilmente.
Il Bund tedesco, da 0,07% di metà mese, a fine aprile arriva a rendere lo 0,34%. Il nostro BTP decennale è salito quasi a 1,50%.
Cosa è accaduto?
La scorsa settimana ha visto un susseguirsi di eventi/notizie non propriamente positivi.
In primis i timori di uno shock sul debito greco. La curva dei rendimenti dei titoli ellenici è lo specchio dei timori di default.
Premesso che 15 giorni prima era ancora peggio (con i titoli a 2 anni che rendevano oltre il 25%), i mercati hanno paura che la Grecia non riesca ad onorare il suo debito nè trovi un accordo con i creditori.
In maniera inaspettata, arrivano anche brutte notizie dagli USA, la cui crescita del PIL è calata bruscamente: solo +0,2% (QoQ) nel primo trimestre 2015. Il precedente trimestre aveva invece regalato un clamoroso +2,20% che aveva inebriato i mercati.
Il fatto che l’economia statunitense abbia rallentato così marcatamente ha alimentato i dubbi sull’effettiva utilità del Quantitative Easing. Il timore è che le iniezioni di liquidità possano rilanciare l’economia solo nel breve termine.
Anche il dollaro ne ha risentito parecchio, e il cambio EUR/USD è tornato sopra 1,10.
Il Giappone, altro baluardo del QE, si è visto declassare il rating da Fitch: il nuovo rating è A con outlook stabile (da A+).
Il PIL del Regno Unito rallenta la crescita: +0,30% (QoQ) nel primo trimestre 2015 (nel precedente +0,60%).
L’Italia, per non essere da meno, rilancia con un aumento del tasso di disoccupazione: 13%.
Unica piccolissima notizia positiva è che l’Unione Europea esce dalla deflazione. Nella rilevazione di aprile, l’inflazione è ora pari a 0,00% (zero).
Che fare?
Cosa deve pensare l’investitore di questo turbinio di belle notizie? E’ giunto il momento di scappare?
Crediamo di no. Abbiamo sempre allertato del fatto che la volatilità sarebbe tornata a farci visita, come è fisiologico nei mercati.
I presupposti sono ancora positivi, le previsioni sono ottimistiche, ma se comunque questo non vi fa sentire tranquilli potete approfittare per consolidare parzialmente i guadagni realizzati.
Chi vede invece il bicchiere mezzo pieno, riconosce in questa situazione l’opportunità di investire a prezzi più bassi.
Coloro che ritengono che la situazione tornerà alla normalità e che i tassi obbligazionari si appiattiranno nuovamente, può provare, in ottica di trading di breve/medio periodo, ad acquistare un titolo di stato decennale, per poi rivenderlo quando i rendimenti scenderanno nuovamente (e quindi le quotazioni saliranno).