E’ redditizio investire in aziende che operano nel settore dei consumi? Quale è stato il comportamento di questo settore negli anni?
Esiste una buona fetta di investitori (e Warren Buffett può essere considerato uno di loro) che prediligono investimenti in aziende che producano prodotti tangibili, di uso comune, che possano garantire utili nel tempo.
Se un bene è ormai di dominio pubblico, se le persone ne fanno uso massiccio, è difficile pensare a stravolgimenti futuri che possano danneggiare sensibilmente le ditte produttrici.
Giusto per fare un esempio, il bene di consumo per eccellezza, il più famoso, è sicuramente la Coca Cola.
Potrebbe mai accadere, secondo voi, che tra 10 anni sparisca ogni lattina di Coca Cola e, allo stesso modo, ogni bevanda prodotta dalla Coca Cola Company?
Secondo noi è molto improbabile: paradossalmente riteniamo più probabile un default di uno Stato, con conseguenti disagi per gli investitori.
La pensa allo stesso modo Warren Buffett: “If you’re looking for a wonderful business, it’s hard to beat Coca-Cola”.
Sono ormai decenni che, nella gestione del suo fondo di investimento, Buffett continua ad acquistare azioni Coca Cola (NYSE.KO). Nel 1978 una azione valeva 0,76$, oggi siamo intorno ai 40$. Un incremento di valore esagerato, a cui vanno sommati i generosi dividendi distribuiti nel tempo.
Su quali prodotti puntare?
Parliamo del settore dei beni di consumo di base, conosciuti con il nome inglese di consumer staples.
Parliamo di prodotti di prima necessità come alimenti e bevande, tabacco, prodotti per la persona e per la casa, grande distribuzione alimentare.
Questi titoli hanno un andamento cosiddetto difensivo: ciò significa che negli anni di ribasso, tale settore rende meglio degli altri. Ciò può anche significare che perde meno degli altri. La volatilità è a sua volta più contenuta.
Esiste anche un’altra macro categoria di beni di consumo, quella dei cosiddetti consumi discrezionali (consumer discretionary), che invece è tipicamente ciclica: ciò significa che segue i rialzi e i ribassi dell’indice generale, anche amplificandolo.
Fanno parte di questa categoria i beni di consumo importanti, ma non fondamentali (auto, tecnologia, abbigliamento, servizi di ristorazione). Nelle fasi di ascesa di mercato, in genere questi beni sovra-performano il settore dei beni di prima necessità.
Per seguire l’andamento di questi settori, facendo riferimento al mercato americano, è possibile ricercare su google le parole chiave “msci usa imi sector indexes“, che vi forniranno gli aggiornamenti su tutti i macro-settori contemplati dal mercato americano. In particolare, potrete anche verificarne gli andamenti storici.
Come investire?
E’ sempre un rischio terribile puntare su una sola azienda la maggior parte del capitale. Basti vedere cosa è accaduto alla Volkswagen, per rendersi conto che basta uno scandalo internazionale, o una cattiva pubblicità, per far crollare il titolo in borsa.
Al contrario, diversificando su più aziende, questo rischio impatta meno sul portafoglio.
Rimanendo nell’ambito dei consumer staples (beni di prima necessità), i leader del settore sono Coca Cola, Procter & Gamble, Colgate-Palmolive e Philip Morris. Anche aziende quali McDonald’s, Burger King, Nestlé rispondono ai criteri prima indicati.
Volendo utilizzare degli ETF, è possibile recuperarne un elenco digitando su google “etf consumer staples”, verificando quali sono acquistabili tramite la vostra banca. La maggior parte di questi ETF è quotata in dollari e quindi è soggetta al rischio cambio.
Ve ne riportiamo un esempio:
Per chi vuole puntare ad un extra-rendimento, accettando chiaramente più rischio, una buona idea sarebbe quella di investire sui consumi di alcuni paesi emergenti. Un’area particolarmente interessante è il Sud Est Asiatico, a cui abbiamo dedicato uno specifico articolo: la popolazione di quest’area, nel breve-medio periodo, raggiungerà gli standard di vita dell’occidente e aumenterà i propri consumi.
Esistono ETF che investono sui consumer staples di specifiche aree del mondo (anche in questo caso può aiutarvi google). Verificate comunque, anche guardando i rendimenti storici, che un eventuale “ETF consumer staples emerging markets” (che esiste) non investa magari prevalentemente in nazioni attualmente in crisi di consumi quali Brasile e Cina. Sul lungo termine comunque, le prospettive sono da considerarsi buone.