Diversificare a livello geografico può essere importante nella costruzione di un portafoglio ben assortito. Un’area di interesse per il futuro prossimo potrebbe essere l’Europa dell’Est.Quali sono le opportunità di investimento in quest’ottica?
Facciamo riferimento all’Est Europa, ma teniamo volontariamente fuori dall’analisi la Russia, che per dimensioni e capitalizzazioni di mercato difficilmente può ancora essere identificata come emergente, anche se per molti acronimi, vedi BRIC, lo è ancora.
I paesi trainanti di quest’area geografica sono principalmente Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, Romania, con un occhio di riguardo a stati ex sovietici, Lituania in primis, dove le nuove generazioni, colte e di spirito internazionale, lasciano ben sperare per il futuro.
Quali sono le prospettive?
I paesi di quest’area godono di una posizione geografica privilegiata, perchè, essendo vicini alle nazioni europee più ricche, di riflesso ne traggono vantaggio.
Paesi come Polonia e Repubblica Ceca in primis, sono in grado di attrarre gli investimenti dei paesi limitrofi e hanno dimostrato, nel tempo, di saper utilizzare al meglio i contributi dell’Unione Europea.
Gli effetti su PIL e ricchezza pro capite sono evidenti.
Nel caso della Repubblica Ceca, la crescita del PIL ha risentito dei vari momenti di crisi sistemica mondiale, ma si è ora stabilizzata intorno al +4% su base annua. Anche la ricchezza dei cittadini (in termini di PIL pro capite) si è ora stabilizzata oltre i 14000 dollari.
Nel caso della Polonia, la crescita del PIL, pur con alti e bassi, non è mai stata negativa nell’ultimo decennio e, in termini di PIL pro capite, la crescita è ormai costante da anni.
Stante la situazione attuale, in cui i rendimenti dei Titoli di Stato Europei sono ridotti all’osso, è possibile che gli investitori cerchino investimenti proprio in queste zone, che hanno ampio margine di crescita.
Come investire?
Tralasciando le possibilità di investimento in loco (mercato immobiliare in primis), è possibile puntare su questa area geografica tramite fondi o ETF, a meno che non si voglia puntare su azioni singole (molto più rischioso, ovviamente).
La volatilità di questi mercati è comunque alta, perchè, non dimentichiamolo, parliamo di realtà non grandissime, che stanno emergendo.
Gli ultimi due anni sono stati avari di soddisfazioni per chi avesse investito nell’Est Europa, quindi i più ottimisti, che vedono margine di crescita in quest’area, possono comprare a prezzi di sconto.
Tra gli ETF, è possibile scegliere il LYXOR UCITS ETF EASTERN EUROPE (LYEE.MI), che ha come benchmark il CECE Composite Index, che comprende le azioni a maggiore capitalizzazione di Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria. La performance a un anno è circa pari a -24% (dati al 30 aprile 2016).
Un altro ETF interessante è AMUNDI MSCI EAST EUROP EX RUSS UCITS ETF, che replica il benchmark MSCI EASTERN EUROPE EX RUSSIA TRN. La dicitura “ex Russia” sta ad indicare che in questo paniere sono escluse le azioni russe. La perfomance a un anno è, come nel caso precedente, intorno al -24%.
Per chi volesse approfondire, il sito ufficiale MSCI riporta sempre interessanti e approfonditi report sulla composizione e le performances dei vari indici. Di seguito riportiamo il dettaglio dell’indice MSCI EASTERN EUROPE EX RUSSIA TRN, paragonato all’indice comprensivo delle azioni russe.
Di seguito la composizione settoriale e geografica dell’indice, che, come vedrete, investe esclusivamente in Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca. Il settore predominante è quello finanziario, che vale quasi la metà dell’indice.
E’ bene che la quota di portafoglio dedicata a questa tipologia di investimento non sia eccessiva. La volatilità degli strumenti indicati è da tenere in forte considerazione.