Negli ultimi anni gli ETF hanno cominciato a riscuotere sempre maggiori consensi tra gli investitori.
Trattandosi di strumenti semplici e poco costosi, rappresentano lo strumento per eccellenza di coloro che amano l’investimento fai da te, senza ricorrere alla gestione attiva dei fondi comuni di investimento.
Parlando sempre di ETF, ne esistono diverse tipologie. Oltre agli ETF classici, che replicano passivamente un indice, esistono anche i cosiddetti ETF Smart Beta, che promettono comportamenti interessanti. Chissà se è veramente così.
Cosa significa Smart Beta?
Facciamo prima un leggerissimo passo indietro: per chi non lo sapesse, gli ETF sono strumenti di investimento che replicano passivamente un indice o un paniere di azioni/obbligazioni/materie prime (chiamato benchmark).
Comprare un ETF sull’indice FTSE MIB significa, di fatto, comprare tutte le azioni italiane contenute nell’indice FTSE MIB, pesate secondo la composizione dell’indice.
Passo in avanti: cosa è il Beta?
Il Beta è un parametro che rappresenta la volatilità di un titolo o di un portafoglio in relazione alla volatilità del benchmark (che si suppone pari a 1).
Se un portafoglio è più volatile del benchmark (ovvero il suo rendimento si scosta di molto) il Beta sarà molto diverso da 1. Nel caso dell’ETF classico, poichè la replica del benchmark è passiva, ci si aspetta un Beta molto vicino a 1, ovvero la replica esatta dell’andamento dell’indice.
Dov’è la parte Smart? Gli ETF Smart Beta promettono una replica del benchmark con un Beta migliore, ovvero minore di 1. Un Beta basso significa volatilità bassa rispetto al benchmark.
Come vedete la parte Smart non è relativa al rendimento finale, ma solo alla modalità con cui si vuole replicare il portafoglio. Chiaramente il risultato finale dell’investimento, al di là delle fluttuazioni delle quotazioni più o meno ampie, dovrebbe essere simile, ma non sempre è così.
Infatti si chiamano Smart Beta, non Smart Profit….
Come si realizza la strategia Smart Beta
Semplicemente, si creano degli algoritmi basati sulle statistiche passate.
In pratica si realizza un paniere con pesi diversi da quelli del benchmark originario. Se, ad esempio, alcune azioni hanno mostrato in passato elevata volatilità rispetto alla media dell’indice, si tende a sottopesarle.
Ci sono diverse strategie, di cui riportiamo le fondamentali solo per dare un’idea:
- Equal Weight: ogni componente ha lo stesso peso. Si evita la sovra-esposizione a titoli con grande capitalizzazione (come ad esempio la Apple che, nell’indice Nasdaq, vale da sola il 9%)
- Minimum Variance: sovrappesa i titoli con più bassa volatilità
- Fundamental Weighted: utilizza altri parametri (es. utili, flussi di cassa, dividendi) per determinare il peso nel paniere
Molto probabilmente, ricadono nella categoria degli Smart Beta quasi tutti gli ETF che abbiano al fianco del nome una descrizione aggiuntiva (ETF MSCI Europe Minimum Volatility, Spider EuroStoxx Low Volatility, UBS MSCI Acwi Risk Weighted e moltissimi altri).
Funzionano davvero?
Come diciamo sempre: quando i mercati salgono tutti, quasi ogni strategia è buona.
Esistono tuttavia sempre gli eventi imprevedibili che rovinano tutto. Il capolavoro di N. Taleb, Il cigno nero. Come l’improbabile governa la nostra vita, ci dimostra come spesso tutte le strategie che replicano statistiche passate portano poi brutte sorprese.
Per di più la componente Smart si paga: non a caso i costi di gestione (seppur sempre bassi rispetto ai fondi) sono più alti della media degli ETF tradizionali.
Soprattutto quando parliamo di investimento azionario, dobbiamo per forza di cose ragionare sul medio-lungo termine. Nel breve non c’è strategia che tenga, se il mercato crolla qualsiasi ETF crollerà con esso.
Nel lungo termine, ci saranno strategie che renderanno di più in alcuni periodi e magari meno in altri, ma, statisticamente, è probabile che il rendimento complessivo sarà poi simile. A questo punto, quindi, conviene risparmiare sui costi, oppure scegliere veramente una gestione attiva che non sia frutto di algoritmi.
Non dimentichiamo poi che diminuire il Beta significa sì diminuire il rischio, ma spesso rischio significa rendimento…
In un interessante articolo di Morningstar, Gli Smart Beta sono solo furbi, si dimostra come, scegliendo titoli completamente a caso, si possono ottenere risultati anche migliori del mercato. Ma è solo casualità.
L’esperienza ci insegna che sul lungo termine, tenendo bassi i costi di gestione, la replica passiva può essere veramente l’arma vincente. Tra l’altro non porterebbe via nemmeno tanto tempo per la gestione del proprio denaro. Coloro che volessero approfondire l’argomento, possono trovare un ottimo supporto leggendo A spasso per Wall Street. Tutti i segreti per investire con successo, di cui abbiamo anche realizzato una approfondita recensione.