Negli ultimi giorni, l’attenzione del mondo è concentrata sui fatti che stanno sconvolgendo la Crimea, con la paura che un conflitto tra Russia e Ucraina possa compromettere la stabilità politica della zona. L’offensiva russa al confine della Crimea ha poi indotto il G7 a prendere le distanze da Mosca e a bloccare l’organizzazione del prossimo G8 a Sochi..
Tralasciando qualsiasi commento di natura politica e sociale, concentriamoci solo su un unico aspetto: quali potrebbero essere le conseguenze sulle borse europee e mondiali?
Effetti sul mercato azionario europeo
Lunedì 3 marzo tutte le borse hanno chiuso in territorio fortemente negativo: in primis il Micex (indice principale russo) ha perso oltre il 10%. A ruota Milano ha perso il 3,34%, Francoforte il 3,44%, Parigi il 2,66%, Londra l’1,49%. Anche gli altri principali listini mondiali hanno chiuso in rosso la giornata.
Questo crollo generalizzato è avvenuto contemporaneamente all’azione militare ai confini della Crimea, con annessi avanzamenti delle flotte russe.
Innanzitutto partiamo da un assunto fondamentale: le borse raramente crollano (o salgono) sulle notizie. Piuttosto i movimenti bruschi si hanno sui rumors!
Cosa significa tutto questo? Significa che, se veramente ci fosse stato il timore di un contraccolpo sull’economia europea, il crollo sarebbe avvenuto già tempo fa, prima dell’azione eclatante da parte della Russia.
Detto in termini ancora più semplici, è probabile che l’acuirsi del conflitto sia solo stata un’ottima occasione per una presa di beneficio sui mercati europei.
Non a caso, infatti, le borse sono quasi tutte ripartite come se niente fosse. In particolare l’indice FTSE MIB ha continuato il suo trend positivo (guarda caso, nel nostro articolo del 3 marzo, prima dell’apertura delle contrattazioni, avevamo giusto consigliato di aspettare un ritracciamento per entrare… siamo stati fortunati).
Siamo convinti quindi che, a meno di non ritrovarsi di fronte ad una forte escalation militare (che possa culminare nella scissione delle regioni ucraine), non ci saranno grossi impatti sulle borse europee.
Effetti sul mercato obbligazionario
E’ chiaro che, in frangenti come questo, l’avversione al rischio da parte degli investitori tende ad aumentare.
Questo significherebbe che i Titoli di Stato dei paesi più solidi (vedi Germania o USA) diventerebbero più appetibili, nonostante il rendimento tendenzialmente basso.
Al contrario, nel caso dell’obbligazionario dei paesi emergenti, si assisterebbe ad un ulteriore deflusso di capitale, in favore di asset class ritenute più stabili.
Anche in questo caso, però, attenzione: il mercato obbligazionario emergente sta già vivendo una fase di debolezza dovuta ad altri scenari (tapering e rallentamento crescita paesi asiatici), quindi non sarebbe certo la crisi ucraina la principale causa.