Se ne sente parlare spesso, in TV e sui giornali, e di questi tempi incute molto timore: stiamo parlando del bail-in, il nuovo sistema di salvataggio bancario che coinvolge i clienti stessi della banca. Ma cosa c’è da sapere per avere le idee chiare?
Stavolta nemmeno l’Accademia della Crusca se l’è sentita di accogliere questo termine tra i neologismi, e in effetti qui di petaloso c’è ben poco, perchè parliamo più che altro di spine.
L’Accademia suggerisce agli operatori di utilizzare un più comune termine, quale “Salvataggio Interno“, e la cosa simpatica è che stavolta all’interno ci siamo noi comuni correntisti.
C’è da preoccuparsi?
Innanzitutto andiamo a definire il termine bail-in e soprattutto il concetto di cliente di una banca.
Il bail-in è uno strumento, diventato legge in Italia da inizio 2016, che prevede che, per risanare un istituto in difficoltà, ci si rivolga ai clienti stessi, secondo regole ben precise.
E’ forse questa definizione rapida e semplicistica che ha gettato nello sconforto molti risparmiatori italiani, ma occorre fare chiarezza per capire chi, effettivamente, deve mettere i soldi, per salvare una banca in difficolta.
Detto in termini semplici, i soldi per il salvataggio della banca verranno prelevati, nell’ordine, da:
- Azioni della banca, che vedranno ridursi/azzerarsi il loro valore
- Obbligazioni subordinate emesse dalla banca
- Altre Obbligazioni emesse dalla banca, non garantite
- Conti correnti / depositi, per la sola quota eccedente i 100mila euro
Esaminate bene i primi 3 punti: coloro che possiedono azioni o obbligazioni, in generale, non è detto che siano clienti diretti della banca stessa. Nulla vieta, infatti, se siete clienti Unicredit, di acquistare obbligazioni/azioni di Intesa Sanpaolo.
Il problema quindi non è, in primis, la tua banca, ma gli investimenti che tu fai. Questo punto è importantissimo perchè, come vedete dall’elenco in alto, i conti correnti vengono intaccati solo per ultimi e comunque, fino a 100mila euro, si è garantiti dal Fondo Interbancario di Tutela dei Risparmiatori (che, per la cronaca, non è mai stato scomodato finora).
Ciò che è successo nei mesi scorsi a Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e Cassa di Risparmio di Ferrara, ha intaccato “solo” gli azionisti e i possessori di obbligazioni subordinate. Questi primi 2 step del bail-in sono stati sufficienti al salvataggio, quindi i possessori di altre obbligazioni (non subordinate) e i conti correnti (anche sopra i 100mila euro) non sono stati intaccati.
Da quelle che sono le simulazioni, al momento è molto improbabile che, nel salvataggio di una banca, si debba ricorrere fino al prelievo forzoso sui conti. Questo in un certo senso dovrebbe tranquillizzare i correntisti, che, comunque, fino a 100mila euro, sono tutelati dal Fondo Interbancario, quindi non devono temere per quella quota di risparmi
Attenzione ai comportamenti sospetti
La vicenda Banca Etruria non è poi tanto diversa da tante altre: moltissimi consigli di investimento erano in palese conflitto di interesse.
Molti clienti hanno acquistato obbligazioni subordinate della banca e/o azioni fidandosi dei loro gestori, che, a loro volta, erano costretti a piazzare questi strumenti che diventavano rischiosi.
Per la cronaca, nei fogli illustrativi deve esserci chiaramente scritto che una obbligazione è subordinata. Di fatto il comportamento di questo strumento è identico a quello di una obbligazione classica: semplicemente offre un rendimento maggiore, proprio perchè è la prima a cadere in caso di difficoltà dell’emittente.
Se appurate che i rendimenti offerti sono fuori mercato e soprattutto se la vostra banca insiste nel venderveli, allora questo può essere un campanello d’allarme.