La chiusura borsistica di venerdì scorso ha mostrato nuovamente, qualora ce ne fosse ancora bisogno, come l’attuale periodo storico induca una volatilità molto accentuata delle quotazioni.
E non parliamo solo del mercato azionario, ma anche di quello obbligazionario, che fino a un mese fa era appiattito su rendimenti nulli e che ora, contrariamente alle aspettative, sta nuovamente mettendo a dura prova la pazienza degli investitori.
Le brusche oscillazioni del mercato azionario
Le contrastanti notizie sulla capacità di rimborsare il debito da parte della Grecia sono le principali cause della volatilità.
Nella chiusura borsistica di venerdì scorso, la borsa di Atene ha lasciato sul campo quasi il 5%, e si è trascinata al ribasso tutte le principali piazze europee. La borsa italiana è quella che, a ruota, ha perso di più, cedendo il 2,10% e scendendo sotto i 23mila punti.
Non esiste una ricetta per limitare la volatilità dei propri investimenti, se non nello scegliere mercati che si ritengono più stabili.
Al momento, anche se tutti i mercati europei sono abbastanza correlati, chi ha paura di sconquassi irreparabili all’interno dell’Unione Europea, forse potrebbe preferire il mercato tedesco.
L’indice DAX, probabilmente meno volatile dell’indice italiano, ha comunque perso più di 1000 punti dal massimo di 12300, raggiunto in aprile. Parliamo comunque di un -8%, a testimonianza che non esiste un porto sicuro.
L’indice FTSE MIB invece, ha continuato ad oscillare tra 23 e 24mila punti, mostrando una fase laterale che non lasciava intendere un trend ben preciso.
E’ giusto prendere in seria considerazione il pericolo volatilità dei corsi azionari, ma è altrettanto doveroso ricordare che sono in molti a ritenere, comunque, che la borsa italiana è quella che, sulla carta, può produrre maggiori guadagni. Chi non risica, non rosica.
Titoli di Stato: ritornano a rendere
Nel caso dei Titoli di Stato dell’area Euro, in barba al Quantitative Easing che aveva azzerato i rendimenti, siamo ritornati ad una situazione in cui, anche nel caso del Bund Tedesco, viene garantito un rendimento minimo superiore rispetto alle previsioni.
Sono aumentati, quasi all’unisono, i rendimenti dei Titoli di Stato di tutti i paesi dell’Eurozona.
Il Bund decennale tedesco, rendeva lo 0,16% il 10 aprile. Nella chiusura di venerdì scorso, il rendimento è arrivato a 0,85% che può sembrare comunque risicato, ma è un valore enorme se confrontato con il recente passato.
Di riflesso, tutti gli altri paesi, hanno visto aumentare i rendimenti delle loro obbligazioni nazionali: nel caso dell’Italia, alla chiusura del 5 giugno, il BTP decennale rendeva il 2,25%.
La volatilità dei Titoli di Stato interessa forse meno all’investitore medio, perchè sono molti coloro che acquistano dei titoli obbligazionari per portarli a scadenza. In tal caso, poco male: i fan dell’obbligazionario possono entrare adesso, coscienti però che non è ben chiaro come si muoveranno le quotazioni.
Nell’ultimo intervento, 3 giugno, riunione BCE, Mario Draghi ha semplicemente detto che, con un regime di tassi così bassi, è lecito aspettarsi una volatilità del genere. A maggior ragione se, l’aumento dei rendimenti è dovuto ad un maggiore ottimismo su crescita ed aumento dell’inflazione.