CARBS è un acronimo utilizzato in ambito economico, composto dalle iniziali dei nomi dei seguenti paesi:
- Canada
- Australia
- Russia
- Brasile
- Sud Africa
Questi paesi sono stati accomunati tra di loro in questa sigla perchè sono, tra le economie emergenti, i principali produttori di materie prime (commodities).
L’idea di questo acronimo è venuta a Citigroup che, a fine 2011, ha stilato una relazione dal brillante titolo “Carbs make you strong” (in inglese Carbs significa carboidrati). Non sia mai che i carboidrati fanno ingrassare anche il portafoglio?
Materie prime a volontà
In questi paesi si concentra fra il 25 e il 90% delle riserve di materie prime di diverso tipo: dai metalli preziosi a quelli utilizzati a livello industriale, da materie prime fondamentali per il pianeta fino ai prodotti agricoli. Una miniera di platino, nichel, bauxite, uranio, ferro, oro, rame e chi più ne ha più ne metta.
L’estensione territoriale complessiva dei Carbs è pari al 29% della superficie terrestre, ma il dato interessante è che solo il 6% della popolazione mondiale vive in queste zone. Per questo motivo, si può supporre che questi paesi possano beneficiare di una posizione di privilegio, soddisfacendo la domanda interna agevolmente e avendo un discreto surplus da vendere. E’ il caso dell’Australia che ha trovato nella Cina il cliente fondamentale, soprattutto per le materie prime in ambito minerario.
La produzione delle commodities dei Carbs ammonta ad un valore stimato di circa 60 mila miliardi di dollari americani, ripartiti come segue (valori in miliardi di dollari):
Come investire?
L’investimento più semplice e a portata di tutti consiste negli Etc (Exchanged Traded Commodities). Sono simili agli Etf (che abbiamo già studiato in un apposito articolo), ma hanno come sottostante una singola materia prima, o un paniere.
Attenzione che, in moltissimi casi, il sottostante non può essere fisico. In altri termini, non si può pensare di stoccare tonnellate di grano a garanzia del prezzo di un Etc. Motivo per cui gli Etc variano il loro prezzo in base all’andamento dei contratti futures sui prezzi delle materie prime.
Se, ad esempio, si vuole investire su un paniere di materie prime non legate all’energia, esiste il Lyxor Etf Crb Non Energy, composto da 15 materie prime tra agricole, metalli preziosi e metalli industriali. In alternativa, una ricerca veloce sul sito di Borsa Italiana o su Internet, può velocemente fornirvi Etf/Etc per ogni singola materia prima.
Quali sono i rischi?
Il rischio principale è che i prezzi delle commodities non sempre sono destinati a salire. E’ vero che molte materie prime sono fondamentale per l’uomo e per l’industria, ma le bolle speculative esistono anche in questo campo.
L’esempio dell’andamento dei prezzi di quest’anno ne è infatti l’emblema (variazione prezzi da inizio 2013 fino a metà novembre 2013, fonte Investing.com)
Le esportazioni di un paese sono anche legate al valore della moneta locale. Se la moneta di un paese si rafforza pesantemente nei confronti delle altre, è chiaro che importare da quel paese può risultare meno vantaggioso.
Per ultimo, il problema delle economie emergenti e causato dall’instabilità socio-politica. Canada e Australia sembrano rassicurare da questo punto di vista, ma il problema si pone per la Russia (dove la maggior parte delle aziende di estrazione di materie prime appartengono ad oligarchi) e per Brasile e Sud Africa, in cui la differenza tra popolazione benestante e povera è molto marcata e non si possono escludere tensioni sociali in futuro.