La mattina del 24 giugno 2016, l’Europa (e non solo) si risveglia sotto shock.
Dallo spoglio della nottata, è ufficiale che la Gran Bretagna ha deciso di lasciare l’Unione Europea, con il 51,9% di voti a favore.
Cosa devono aspettarsi adesso tutti gli investitori, e quali sono le mosse sagge da compiere, nel breve e lungo termine?
La prevedibile corsa ai beni rifugio
Gli effetti immediati della Brexit sono stati quelli da manuale.
Nessuna sorpresa nel vedere:
- Crollo generalizzato degli indici azionari, con particolare violenza nei paesi periferici (Grecia, Italia, Spagna) che lasciano sul campo tra il 15% e il 12%.
- Crollo delle quotazioni della Sterlina, in favore di Dollaro e Franco Svizzero (classica valuta rifugio)
- Acquisto in massa del Bund Decennale Tedesco (il cui rendimento è ora negativo), chiaramente ritenuto l’investimento risk-free per eccellenza in ambito Eurozona. Di riflesso, aumentano anche gli spread dei paesi periferici.
- Aumento delle quotazioni dell’oro (+5%), classico bene rifugio (come previsto già una settimana fa in un altro nostro post)
Tutte queste situazioni erano state ampiamente previste in caso di Brexit. Ma quanti investitori ne hanno saputo approfittare? Sono ancora validi questi consigli?
Quale è lo scenario attuale?
Nessuno sa cosa succederà nei prossimi mesi, ma una cosa è certa: la volatilità (ovvero le oscillazioni dei prezzi) continuerà a farla da padrona.
La direzione predominante verso cui si muoveranno le quotazioni, ovviamente, non è nota a nessuno. Investendo ora in beni rifugio, non si ha la certezza di guadagnare, perchè il primo brusco movimento è già avvenuto.
Ci ha guadagnato solamente chi, in barba alle previsioni dei giorni scorsi, ha deciso di puntare sulla Brexit. Ha guadagnato chi è andato controcorrente.
A questo punto sta a voi. Ci sono buone ragioni per pensare sia ad una ripresa, che ad uno shock prolungato, per colpa anche di altri fattori coesistenti.
Come comportarsi?
Tutta la stampa di settore, come sempre, si lancia in previsioni che possano essere d’aiuto agli investitori. Chiaramente i consigli ricalcano le situazioni di cui sopra: evitare una forte esposizione azionaria, mantenersi liquidi, evitare i bond più a rischio e a lunga scadenza, dedicare una quota del portafoglio all’oro.
Tutto sacrosanto, ma tenete conto di una cosa: un investimento di questo tipo è redditizio solo se lo shock continuerà.
Proseguire con questa strategia di investimento, a fatti già avvenuti, potrebbe comunque essere rischioso.
Il periodo di incertezza/shock potrebbe continuare se:
- Il processo di reale uscita della Gran Bretagna dall’UE si dimostra più complicato del previsto, fin dall’inizio. In ogni caso, per i tempi tecnici di uscita, si ragiona al minimo su un orizzonte temporale di 2 anni.
- Prossime elezioni in UK e USA. E’ possibile che il nuovo leader del Partito Conservatore inglese sia Boris Johnson, uomo simbolo a sostengo del Leave, molto simile caratterialmente a Donald Trump, in lizza per la presidenza USA, e a sua volta favorevole alla Brexit
- Riacutizzarsi della crisi del debito greco. E’ praticamente certo che a breve si assisterà nuovamente alla telenovela estiva sulla ristrutturazione del debito greco. Occorre capire se, a distanza di un anno, si rischia un nuovo shock oppure stavolta la situazione è indirizzata.
Questo potrebbe essere uno scenario (incerto) di medio termine, per cui sarebbe ragionevole se gli investitori preferiscono un portafoglio più prudente, in linea con quanto indicato in precedenza.
Proviamo infatti a capire la natura di questo -12,48% che ha sofferto la borsa di Milano, realizzando il record negativo di sempre (più del crac di Lehman Brothers). Dobbiamo davvero pensare che la Brexit valga uno shock giornaliero di tale portata?
Non dimentichiamo che la perdita è stata amplificata dal fattore sorpresa. Se la Brexit fosse stata nell’aria da sempre, magari l’indice avrebbe perso complessivamente lo stesso, ma in maniera più diluita nel tempo e senza destare paure incontrollate.
Una prova di questo? Nelle 5 sedute precedenti quella dello shock del 24 giugno, l’indice FTSE MIB ha guadagnato il 9,87%. Quindi, ricapitolando, l’indice in 6 sedute ha perso il 4,24%.
In pratica l’indice più di una settimana fa era diretto verso una sua direzione, essendo tutti convinti che la Gran Bretagna avrebbe scelto di rimanere in UE. Poi, di colpo, il cambio di rotta. Saldo complessivo dell’operazione: -4,24%. Che non sia questo il calo fisiologico che deriva dalla Brexit?
Chiaramente è un calcolo super approssimativo e con pochissimo senso, ma l’obiettivo è solo far notare che, come sempre accade, i notiziari parlano di shock quando ci sono cali vistosi, ma mai nessuno enfatizza i rialzi (e +9,87% in 5 giorni è un rialzo notevolissimo).
Speculazione sui titoli bancari?
Stesso discorso sui titoli bancari, ormai martirizzati da inizio anno.
Passi che Londra è il centro finanziario per eccellenza, con la sua City, ma facciamo fatica ad immaginare che titoli come Intesa Sanpaolo ed Unicredit (solo per citare due bancari italiani) perdano in un giorno rispettivamente il 22,94% e il 23,79%.
Ribassi del genere sono incredibili e, mai come in questo caso, ci sta a pennello la citazione di Warren Buffett.
e spaventato quando gli altri sono avidi.
Chi volesse investire un minimo del suo capitale su titoli come questo, è certo di puntare su azioni il cui potenziale di crescita rimane comunque simile a quello di due settimane fa. Il prezzo, al contrario, e in forte saldo.