Nella riunione del 3 aprile 2014, la Banca Centrale Europea (BCE) ha fornito un outlook interessante su quello che ci si potrà aspettare, a livello economico, dall’Unione Europea.
Già da tempo i rumors indicavano che la BCE fosse sul punto di avviare un piano di iniezione di liquidità nei mercati.
Con le ultime dichiarazioni di Mario Draghi (Presidente della BCE), ormai si ha la quasi certezza che questo potrà accadere in un futuro prossimo.
Le parole sono chiarissime e si parla di misure non convenzionali, da eseguire contro il rischio di bassa inflazione prolungata.
Come se questo non bastasse, si sottolinea anche il fatto che tutti sono unanimamente convinti che occorra proseguire in tal senso.
Cosa poi si intenda per misure non convenzionali, cerchiamo di interpretarlo in seguito.
Paura principale: deflazione
La preoccupazione maggiore della BCE è che questo periodo di bassa inflazione sfoci in una vera e propria deflazione.
A prima vista (dal punto di vista dell’acquirente), è chiaro che la deflazione (o bassa inflazione) possa sembrare un aspetto positivo, perchè significherebbe stabilità (o diminuzione) dei prezzi.
Non è sano tuttavia, a livello macroeconomico, vivere una situazione del genere in un contesto che vuole rilanciarsi dalla crisi.
La diminuzione dei prezzi, infatti, indurrebbe gli imprenditore a investire meno nell’incremento e nell’efficienza della loro produzione (a cosa servirebbe, se i prezzi di vendita sono bassi?). Questo atteggiamento porterebbe ad una riduzione dell’occupazione e magari anche dei salari. E avere uno stipendio più basso, sicuramente, porterebbe ad una riduzione dei consumi. Tale fenomeno è la cosiddetta spirale deflazionistica.
Di seguito un grafico che illustra l’andamento dell’inflazione dell’Unione Europea (clicca per ingrandire)
Un valore ritenuto accettabile, secondo la BCE, dovrebbe essere intorno al 2%.
Quantitative Easing
E’ questa la parola chiave. Il processo di Quantitative Easing consiste nell’iniezione di nuova moneta nel mercato, tramite l’acquisto massiccio di titoli.
E’ questa la principale misura non convenzionale di cui si parlava prima, anche se, a dire il vero, le economie di Usa e Giappone ne stanno già facendo ampio uso, con scenari ottimali nel presente, ma dubbi sul futuro. Si rimanda a questo articolo, per avere una vision più completa.
A precisa domanda, Draghi ha confermato che si sta pensando al Quantitative Easing, sottolineando, però, che le misure convenzionali non sono ancora finite.
Solo per avere idea di cosa significherebbe acquisto massiccio, si parla di 80 miliardi di euro al mese, ovvero quasi 1000 miliardi in un anno.
Quali saranno gli effetti sui mercati?
In Usa e Giappone, l’iniezione di liquidità ha creato nel tempo i due seguenti effetti:
- Forte aumento degli indici azionari e delle quotazioni di borsa
- Indebolimento della moneta
A testimonianza di ciò, i mercati, nella giornata di venerdì 4 aprile, hanno già mostrato segnali di rialzo (Milano sfora soglia 22000, ancora meglio delle previsioni che vi indicavamo in questo articolo).
Anche dal punto di vista obbligazionario, le quotazioni si sono alzate (nel caso dell’Italia, lo spread è ora sotto quota 160).
Come investire quindi, alla luce di queste informazioni?
Sicuramente, come già indichiamo da tempo, l’azionario europeo (anche italiano) è un ottimo asset che potrà godere dei benefici delle iniezioni di liquidità.
Attenzione alle obbligazioni: è vero che le quotazioni potrebbero salire, ma non si intravede molto margine.
Rimane poi da capire se gli acquisti della BCE riguarderanno sia debito privato sia pubblico: in quest’ultimo caso, da verificare se i beneficiari saranno soprattutto i paesi periferici che vivono situazioni di maggiore difficoltà.
I rischi
L’iniezione di liquidità non è ovviamente una misura perenne. Le conseguenze della riduzione (o annullamento) delle nuove immissioni di denaro sono ovviamente opposte a quelle indicate prima: crollo delle borse.
In termini tecnici, la riduzione della nuova liquidità immessa nel mercato è definita Tapering. Al solo pronunciare di questa parola, i rendimenti del T-Bond (titolo decennale statunitense) sono passati dall’1,5% al 3% in poco tempo.
Dal punto di vista dell’investimento, quindi, cavalcare l’onda e prepararsi a prendere posizione (e fuggire) prima dello scoppio della bolla.